Femminicidio e narcisismo (Avv. Rosa Petruccelli)

Qual è il legame sussistente tra femminicidio e narcisismo?

Prima di inoltrarci nella individuazione del tipo di connessione di cui al quesito, cerchiamo di illustrare in maniera comprensibile a tutti, cosa si intende con il termine narcisismo.

Il narcisismo è un concetto tipicamente psicologico che, però, alcuni studiosi hanno preso in considerazione anche sotto il punto di vista culturale e sociologico.

In particolare un sociologo, Vincenzo Cesareo parla a proposito della società contemporanea come dell’era del narcisismo, per indicare l’elevato numero di soggetti con identità narcisistica, cioè in possesso di tratti narcisistici.

Seguendo le distinzioni operate dal sociologo Vincenzo Cesareo, possiamo distinguere tre tipi di narcisismo. Ciò in quanto il fenomeno del narcisismo si snoda lungo un continuum. Cioè si parte da un narcisismo sano o fisiologico, passando per delle forme intermedie fino a giungere ad un narcisismo patologico e, quindi, ad un vero e proprio disturbo della personalità.

Quindi noi abbiamo un narcisismo sano, fisiologico che è, essenzialmente autostima. A questa categoria può essere ricondotto il cosiddetto narcisismo infantile che la psicoanalisi inquadra come fase necessaria nel processo di costruzione della personalità.

Una seconda tipologia di narcisismo, definito dal sociologo Vincenzo Cesareo narcisismo minimalista; intendendosi con tale termine quella deriva soggettiva dell’essere umano che chiude la persona nella propria auto-referenzialità, privandola di conseguenza della capacità di costruire relazioni fondate sull’autentico riconoscimento dell’altro e, privandola della capacità di pensare ed agire in un’ottica progettuale. In tale contesto i rapporti con gli altri sono solo illusori e, se esistenti, strumentali ai propri interessi.

Il narcisismo minimalista è la forma intermedia di narcisismo, quella cioè che si pone tra la forma di narcisismo sano e la forma di narcisismo patologico.

Le persone con tratti narcisistici non hanno un vero e proprio disturbo narcisistico di personalità, ossia una vera e propria patologia, ma i tratti narcisistici, sia pure in misura quantitativamente inferiore, si sostanziano, pur sempre, nel medesimo deficiti di empatia che, vedremo, caratterizzare lo stesso disturbo narcisistico di personalità.

Ed infine la terza tipologia di narcisismo, quello patologico, che si sostanzia in psico-patologia e, quindi, in una forma di perversione mentale, caratterizzata da tendenze distruttive, sadismo mentale, incapacità di provare sentimenti, rimorso, senso di colpa, pietas umana.

Il disturbo narcisistico di personalità è descritto nel DSM V che è il manuale diagnostico delle malattie mentali maggiormente utilizzato da psichiatri e psicologi.

Ma attenzione il disturbo narcisistico di personalità non si sostanzia in una forma di follia o pazzia.

Il soggetto affetto da disturbo narcisistico della personalità è un soggetto in possesso delle piene capacità mentali; dunque capace di intendere e di volere.

La patologia risiede altrove, ossia nella sfera affettiva e morale.

Famosi psichiatri, tra cui Clecky e Hare parlano, a proposito di questi soggetti disturbati di egocentrismo estremo, incapacità di amare, incapacità di provare sentimenti umani.

Il modus operandi dei soggetti affetti da disturbo narcisistico della personalità è la manipolazione.

Essi si rapportano agli altri in termini strumentali, ponendo in essere condotte manipolatorie. Perchè?

In buona sostanza perchè nel soggetto disturbato il processo di costruzione della personalità non ha avuto una normale evoluzione.

Esso rimane immerso in un narcisismo infantile che non gli consente di rivolgere energia e attenzione verso gli altri. Tutta l’energia e l’attenzione è rivolta verso se stessi. Per cui l’altro, per il narcisista (o la narcisista) non esiste se non come estensione di se stesso o come specchio nel quale riflettersi. Nella forma estrema di narcisismo (cosiddetto narcisismo maligno) il problema si pone in termini di aggressività e di sadismo mentale, nonchè nell’incapacità di vedere l’altro/a come una persona; l’altro deve essere uno strumento nelle mani del narcisista o della narcisista, un oggetto da utilizzare a proprio piacimento.

Secondo il neuro-psichiatra Onnis il disturbo narcisistico di personalità occupa in Italia il quarto posto, subito dopo la depressione, la bulimia, l’anoressia, ma a prescindere da ciò i soggetti che presentano tratti narcisistici e, quindi, in buona sostanza, incapacità di relazionarsi agli altri sono tantissimi.

Per questo motivo il sociologo Vincenzo Cesareo parla di era del narcisismo.

Ciò ci consente di ipotizzare che il disturbo narcisistico di personalità sia in qualche modo correlato anche ad un fattore culturale oltre che psico-affettivo.

Questa diffusione notevole del narcisismo, nella forma intermedia e in quella patologica, non può non innestare conseguenze nefaste nei rapporti sentimentali uomo-donna, tra i quali, sempre più spesso si snodano relazioni non equilibrate; caratterizzate da approcci disfunzionali, che non si concretano però in vere e proprie malattie mentali, intese nel senso di lesioni organiche, quanto piuttosto in disturbi della personalità.

Il narcisista perverso, dunque, si approccia alla partner con modalità manipolatorie, in quanto il disturbo della personalità, da un lato lo induce ad esercitare un potere ed un controllo sulla partner, dall’altro a temere e rifuggire i vincoli e legami affettivi, vissuti come castranti.

In questa dinamica il narcisista perverso vede la partner come una preda da sottomettere e pone in essere un comportamento manipolatorio che si snoda in tre fasi:

  1. la fase del cosiddetto love bombing, in tale fase la partner è idealizzata al fine di conquistarne fiducia e amore.
  2. La seconda fase si sostanzia nella svalutazione della partner al fine di sottometterla e renderla dipendente psicologicamente
  3. La terza fase, quella dell’abbandono, al fine di porre la partner in uno stato di prostrazione, per poi ricontattarla, in una serie di cicli che si ripetono.

E’  importante avere una idea esatta di come il narcisista perverso attua la manipolazione e di come e perchè, nell’ipotesi in cui la vittima si ribelli, il manipolatore può giungere al femminicidio.

La fase di svalutazione, la seconda fase posta in essere dal narcisista perverso può assumere la forma del gaslighting, una particolare forma di manipolazione relazionale.

Cos’è il gaslighting?

Il gaslighting è inquadrabile in una forma di violenza psicologica, in una condotta manipolatoria.

Il gaslighter si caratterizza per la capacità di fingere (mendacità patologica).

Considera la mendacità come arma da usar, costantemente, al fine di destabilizzare il partner vissuto come avversario.

Il gaslighter finge sentimenti che non prova (essendo incapace di provarne per disfunzionalità patologica della sfera affettiva) ed attua nei confronti della partner una vera e propria distorsione della realtà.

Per confondere la sua vittima inizia, solitamente, a ricordarle di aver detto qualcosa, in passato, che in realtà non ha mai detto. A tal fine descrive una circostanza realmente accaduta, ma inserendovi un dato menzognero, secondo i parametri della sua mente perversa. Cosicchè la vittima comincia a dubitare delle proprie capacità mnemoniche e mentali. Il dubbio sulla propria capacità di percepire la realtà rende la vittima insicura e la pone in uno stato di confusione mentale e depressivo.

Le persone empatiche rischiano di cadere nella trappola della dipendenza e della dedizione assoluta. Il manipolatore perverso raggiunge l’obiettivo attraverso le leve della paura e del senso di colpa instillato nella vittima.

Il processo di manipolazione, oltre ad attuarsi attraverso la distorsione della realtà, avviene anche per mezzo di condotte manipolatorie che investono la comunicazione. Distorsioni comunicative, realizzate con modalità comunicative paradossali, surreali, contraddittorie ed ambivalenti.

Il black out delle informazioni reali è necessario per destabilizzare la vittima.

Il gaslighting, sebbene sia riconosciuto come reato appartenente all’area criminologica, non è riconosciuto, in ambito giurisprudenziale, come fattispecie di reato.

La vittima che subisce il gaslighting e, quindi, la manipolazione se prova a ribellarsi, superando lo stato di confusione in lei prodotto, diviene spesso bersaglio di stalking.

Lo stalking è un tentativo di ricattura della preda da parte del manipolatore perverso, laddove la vittima, prima annichilita, si riprende e tenta la fuga.

Il narcisista perverso non può accettare che la preda, considerata un oggetto di sua proprietà, si allontani, se non è stato lui stesso a deciderlo. Ragion per cui tenta la ricattura attraverso atti persecutori diretti all’indirizzo della vittima, che si sostanziano in minacce, pedinamenti, molestie, allo scopo di ricondurre la preda sotto il controllo del manipolatore.

Se la ricattura, attraverso lo stalking, non dà i risultati che il manipolatore si aspetta, sale la cosiddetta rabbia narcisistica che, spesso, conduce il manipolatore a compiere il tanto odiato femmincidio o, addirittura a sopprimere la prole, se non a tentare o compiere il suicidio.

Tra l’altro, anche in assenza dell’esito fatale, sia il gaslighting che lo stalking creano danni molto gravi a livello psicologico, sino a configurare una ipotesi di sintomatologia analoga ad un disturbo post traumatico da stress.

Invero la lesione dell’identità personale, costituisce un trauma idoneo a determinare una frammentazione dell’identità che ben può assurgere a misura patologica.

Avvocata Rosa Petruccelli, studiosa del fenomeno del narcisismo ed ideatrice del progetto legislativo volto all’ introduzione della fattispecie del reato di manipolazione relazionale, nell’ambito del Progetto Al di là dell’amore,  della Fabbrica del Pensiero Creativo.

 

 

di Avvocato Rosa Petruccelli Inviato su Altro ....