Narcisismo patologico e dipendenza affettiva, i sei punti chiave da tenere a mente (Avv. Rosa Petruccelli)

L’obiettivo del convegno è quello di verificare lo stato dell’arte psichiatrica e giuridica, riguardo ad un fenomeno molto diffuso: il narcisismo patologico e la dipendenza affettiva.

L’approccio all’argomento non può che avere carattere interdisciplinare, in quanto ai fini di una efficace tutela giuridica, è necessario circoscrivere il fenomeno da un punto di vista psichiatrico.

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Introdurrò l’argomento individuando quelli che, a mio parere, sono i sei punti chiave da prendere in considerazione per un corretto inquadramento della fattispecie, per poi andare a verificare se la normativa vigente e, soprattutto, il reato di stalking sia strumento giuridico duttile ed idoneo alla tutela legale della vittima, vessata da condotte che, come vedremo, sono vere e proprie torture psicologiche.
Narcisismo patologico e dipendenza affettiva
Partirò dal titolo del convegno “Narcisismo patologico e dipendenza affettiva: profili giuridici e psicologici della manipolazione mentale”.

Ho riflettuto a lungo sull’aggettivo da utilizzare, per qualificare il termine “narcisismo”.

L’alternativa era tra “perverso” e “patologico”.

Da un punto di vista sostanziale, l’aggettivo più appropriato sarebbe stato “perverso”: narcisismo perverso”. In quanto il nucleo di tale disturbo della personalità è una sorta di crudeltà, di sadismo mentale.

Alla fine ho scelto il termine “patologico”: “narcisismo patologico”, per porre l’accento sulla particolare categoria di narcisismo di cui andiamo a parlare.

Il narcisismo, infatti, si snoda lungo una linea ideale, che va da un narcisismo sano, che è autostima, ad un narcisismo eccessivo, che si sostanzia in un disturbo della personalità.

Il disturbo narcisistico di personalità è un disturbo descritto nel DSM V che è uno dei manuali diagnostici delle malattie mentali, maggiormente consultato e maggiormente accreditato dalla comunità scientifica.

Molto importante è anche la precisazione contenuta nel sottotitolo del convegno “Profili giuridici e psicologici della manipolazione mentale”.

Perché è così importante?

Perché, a mio parere, per impostare correttamente la problematica della tutela giuridica della vittima del narcisismo perverso dobbiamo focalizzare l’attenzione sulla particolare tipologia di condotta, tipica del narcisista perverso.

Egli infatti si relaziona con gli altri, esclusivamente, mediante condotte manipolatorie.

Si tratta di una particolare forma di manipolazione mentale, che possiamo definire relazionale, una manipolazione, cioè, attuata nell’ambito di relazioni emotivamente caratterizzate.

Pensiamo ai rapporti tra coniugi, ai rapporti tra conviventi, tra genitori e figli o semplicemente tra amici.
Manipolazione relazionale
La manipolazione relazionale, costituisce, il nucleo da cui ha origine la dipendenza psicologica della vittima.

Dunque, noi abbiamo la dipendenza affettiva come conseguenza della manipolazione relazionale.

Parliamo di dipendenza affettiva perché, ci muoviamo, come ho già precisato, nell’ambito delle relazioni emotivamente caratterizzate.

Quest’aspetto è particolarmente importante per comprendere le peculiarità sia della manipolazione sia della dipendenza affettiva.

Da un lato abbiamo il manipolatore perverso, il quale costruisce ad arte ed in maniera fittizia rapporti di stima, di amicizia, di amore, per scopi personali ed opportunistici, dall’altro la vittima che, al contrario, quei sentimenti di stima, di affetto, di amicizia li prova realmente.

Questo duplice aspetto gioca un ruolo determinante per la caduta della vittima nell’abisso della dipendenza affettiva.
Dipendenza affettiva
Ed è proprio la dipendenza affettiva, connessa e conseguente alla manipolazione mentale che ci consente, spesso, di comprendere il motivo per cui, le vittime, pur subendo violenze fisiche e psicologiche notevoli non si ribellano e non abbandonano i partners violenti.

Inoltre la caratterizzazione “affettiva” del fenomeno manipolatorio ci consente di “intuire” a gravità del danno psicologico che la vittima subisce, tanto che, riguardo alle vittime del narcisismo perverso, la comunità scientifica parla di “disturbo post-traumatico da stress”.
L’identikit
Chi è, dunque, il soggetto affetto da disturbo narcisistico di personalità?

Può essere un uomo o una donna, ma in prevalenza sono uomini.

Il disturbo in oggetto rientra tra quelli che non comportano l’incapacità di intendere e di volere penalisticamente intesa, in quanto il disturbo non incide, negativamente, sulle capacità intellettive e cognitive dell’individuo.

La patologia risiede in una sorta di disfunzionalità affettiva ed emotiva.

Un famoso psichiatra americano, Cleckey, parla del narcisismo come di egocentrismo patologico ed incapacità di amare.

Robert Hare altro psichiatra americano, esperto di narcisismo, afferma che il soggetto affetto da tale disturbo, non è in grado di provare sentimenti umani, amore disinteressato, rimorso o senso di colpa.

Prova soltanto proto e mozioni.

Da un punto di vista mentale il narcisista perverso è sano.

Non presenta disturbi di ansia o altre manifestazioni psico-nevrotiche.

Anzi, al contrario mostra freddezza anche dinanzi a situazioni di forte stress.

E’ importante sottolineare come ci insegna lo psichiatra Robert Hare, che si tratta di un disturbo della personalità non curabile.

La terapia, quindi, non cambierà il carattere dei narcisisti perversi, perché essi si piacciono come sono, dentro e fuori, indipendentemente da quello che pensano gli altri.

Per tale motivo è necessario predisporre strumenti giuridici di carattere penale ed extrapenale a tutela della vittima dei narcisisti perversi.

Quali sono le tecniche manipolative usate dal narcisista patologico. La comunità degli psicologi e psichiatri ne elenca diverse: si va dalle bugie patologiche ai comportamenti ambivalenti, dalle distorsioni comunicative alle triangolazioni, dalla idealizzazione alla svalutazione.

Io accennerò soltanto ad una tecnica manipolativa, particolarmente subdola che gli psicologi americani chiamano gaslighiting.
Gaslighiting
Un termine che trae origine dal titolo di un film di un regista americano Gaslighiting, tradotto in italiano con il titolo “Angoscia”.

Narra la storia di un marito, il quale tenta di far impazzire la moglie, utilizzando varie tecniche manipolative e, in particolare, via alternado l’intensità della luce delle lampade a gas per poi negare l’avvenimento per indurre la moglie a credersi pazza.

Il gaslighting è una tecnica utilizzata dai narcisisti perversi per destabilizzare la vittima, per lederne l’autostima, e l’integrità psichica.

A quale scopo?

Allo scopo di esercitare una forma di controllo e di dominio sulla vittima.

A causa della manipolazione subita, la vittima è indotta a dubitare delle sue capacità di percezione della realtà.

Molto spesso il narcisista perverso raggiunge l’obiettivo isolando la vittima, o inducendola all’autoisolamento, insinuando dubbi sulla sua sanità mentale.

Scopo del gaslighiting e, dunque, destrutturare la personalità preesistente della vittima, caratterizzata da autonomia ed indipendenza, e sostituirla con un’altra personalità di tipo dipendente, mansueto, infantile, controllabile.

Quindi noi abbiamo una tipologia di dipendenza psicologica ed affettiva che non è preesistente, NON è espressione di una patologia o di un disturbo psicologico della vittima preesistente alla manipolazione

NO!

La dipendenza è una conseguenza del gaslighting, agito sulla vittima dal manipolatore perverso.

Ovviamente, nel momento in cui la manipolazione produce i suoi effetti la vittima non si rende conto dell’abuso psicologico che sta subendo.

Viceversa, sono i familiari che, semmai, si accorgono del cambiamento repentino della personalità del familiare, abusato dal narcisista perverso.

Ultimo punto da approfondire è, come possiamo distinguere le manipolazioni rilevanti da quelli che sono, invece, i condizionamenti fisiologici.
I caratteri della manipolazione
Ci sono tre caratteri che circoscrivono la manipolazione perversa e, quindi, penalmente rilevante, ossia.

1) La vessatorietà;

2) La fraudolenza

3) La ripetitività

La vessatorietà= Lo scopo del narcisista perverso è sottomettere la preda e, quindi, sottoporla al proprio dominio per il raggiungimento dei propri interessi: che possono essere economici, sessuali, o di puro divertimento o di puro sadismo mentale.

La fraudolenza= L’abusante narcisista utilizza giochi mentali, trucchi, inganni, distorsioni, proiezioni

Ripetitività= Un singolo comportamento vessatorio e fraudolento, in sé e per sé, non è in grado di produrre danni psicologici, ma il protrarsi nel tempo di condotte fraudolente e vessatorie, ripetute, consente al manipolatore perverso di raggiungere il risultato: ossia la lesione dell’integrità psichica della vittima.
Il plagio
Quindi in sostanza il perverso pone in essere condotte plagiarie.

Il codice Rocco del 1930 prevedeva il reato di plagio.

Reato che, com’è noto, fu dichiarato illegittimo, dalla Corte Costituzionale con una sentenza del 1986 e quindi abrogato.

L’eliminazione del reato di plagio dall’ordinamento penale ha creato un vuoto normativo.

Sono stati presentati diversi disegni di legge dal 2001 volti a reintrodurre il reato di manipolazione mentale, tentativi naufragati.

Un timido passo in avanti nella direzione della tutela dalla violenza psicologica si è fatto con l’introduzione del reato di stalking, ma in realtà, la fattispecie penale dello stalking non è in grado di contenere, al suo interno, le condotte manipolative poste in essere dal soggetto disturbato.

Infatti il reato di stalking mira a reprimere gli atti persecutori che si sostanziano in minacce e molestie intrusive della sfera altrui (pensiamo alle telefonate indesiderate, sms ossessivi, pedinamenti etc.)

Il gaslighting, invece, come abbiamo detto, è una condotta subdola e sottile che ha come scopo la destabilizzazione della personalità della vittima, ma NON attraverso atti persecutori, quanto piuttosto comportamenti ambivalenti, sottilmente sadici, mediante artifizi e raggiri, inganni anche comunicativi.

Dunque una sottile, pericolosa violenza psicologica che mira a ledere, modificare l’identità personale.

Il gaslighting è, dunque, una condotta di manipolazione relazionale che, meriterebbe, un’apposita figura delittuosa.

Se effettivamente si vuole raggiunger l’obiettivo di ridurre, drasticamente il numero dei femminicidi, bisogna anticipare la soglia di tutela penale, sanzionando i comportamenti manipolatori che, sono spesso, l’anticamera del femminicidio.

Avv. Rosa Petruccelli

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